“Nell’esplorare questo settore, abbiamo notato come vi sia un know how specifico in Italia su questa materia, soprattutto nell’ambito delle telecomunicazioni”

Conversazione con Cristina Odasso
LIFFT Head of Business Analysis

Cosa si intende per fotonica?

La fotonica è l’area tecnologica che utilizza i fotoni, e quindi la luce, per diversi ambiti applicativi, come ad esempio il trasporto di dati. Il fattore che sta aprendo nuove prospettive a questo settore è legato alla possibilità di miniaturizzare i device impiegati nelle varie applicazioni. Questo permette di inserire i device all’interno di un chip con le altre  componenti elettroniche e in pratica attuare un “salto di specie”: la fotonica da discreta diventa integrata.”

Quali sono le potenzialità della fotonica integrata?

“Si tratta di una tecnologia che consente di sviluppare nuove soluzioni in moltissimi ambiti, moltiplicando prestazioni e opportunità di impiego grazie proprio alle ridotte dimensioni. Ad esempio, SpectoPhotonics, il primo investimento in questo campo in campo di LIFTT, ha miniaturizzato un sistema di spettroscopia attualmente molto ingombrante e complesso da utilizzare e lo ha portato su dimensioni di un piccolo chip.”

LIFTT ha individuato un valore aggiunto in questa tecnologia?

“Certamente. Tutto il potenziale applicativo che la fotonica integrata sta proponendo sul mercato, per LIFTT è oggetto di grande interesse perché può avere un impatto di business notevole: si tratta di progetti fortemente deep tech complessi da sviluppare e che quindi richiedono quel tipo di supporto a 360° che è intrinseco al modus operandi di LIFTT. Inoltre, ci sono poche società che attualmente producono questo tipo di chip integrati, ed è di conseguenza un ambito applicativo nuovo in forte fase di sviluppo e “capital intensive”. Nell’esplorare questo settore, abbiamo inoltre notato come vi sia un know-how specifico in Italia su questa materia, soprattutto nell’ambito delle telecomunicazioni. Un know-how che deriva dall’esperienza di grandi aziende che in passato hanno lavorato su questo tema, come la Unit di fotonica della Pirelli poi ceduta a Cisco. Queste competenze pregresse sono rimaste sul territorio e hanno dato vita autonomamente a diversi progetti innovativi che abbiamo avuto modo di valutare. Tra questi ad oggi, abbiamo individuato e investito in 3 progetti che ora sono entrati in portfolio.”Progetti fortemente deep tech complessi da sviluppare e che quindi richiedono quel tipo di supporto a 360° che è intrinseco al modus operandi di LIFTT


Vi è un’area dove sono maggiormente concentrati questi skill?

“Si, è Milano, dove vi sono alcuni tra i più interessanti progetti in questo campo. Nell’area del milanese non è difficile prevedere lo sviluppo di un distretto della fotonica in grado di raggruppare 7 o 8 start up capaci di unirsi per creare massa critica e dare vita a una filiera della fotonica italiana. Due di queste start up adesso sono nel nostro portfolio.”

Il “deus ex machina” della fotonica italiana ha un nome?

“E’ senza dubbio Giorgio Grasso, che è attualmente mentore di alcuni dei progetti in ambito fotonico usciti dal Politecnico di Milano e anche investitore in alcuni di questi. Si tratta di un leader che ha portato nel mondo l’eccellenza della Unit della Pirelli Photonics valorizzandola a livello mondiale, al punto da portarla all’acquisizione da parte di Cisco. Dal punto di vista applicativo ed industriale è una delle persone più conosciute ed esperte nel panorama italiano. Noi di LIFTT siamo entrati in contatto con lui per uno dei progetti che stavamo analizzando.. Durante una conference call che abbiamo avuto con lui in qualità di personaggio di riferimento nel settore, ci ha raccontato degli altri progetti in cui lui ha creduto e in cui opera direttamente, e che sono quelli che abbiamo portato avanti: CareGlance e Subphoton.”

In un momento in cui, per tutt’altri motivi, si parla molto di gasdotti e condutture che attraversano l’orbe terracqueo, colpiscono le peculiarità di Subphoton.

“Sicuramente è un progetto affascinante: proprio quanto sta avvenendo in altri ambiti ha posto in evidenza l’importanza di infrastrutture vitali di cui poco si parla, anche perché in gran parte sommerse negli oceani o sottoterra. Eppure, rappresentano la spina dorsale dell’intera economia globale, sia dal punto di vista energetico sia da quello delle comunicazioni. Nelle comunicazioni, in particolare, l’avvento dei giganti dell’economia digitale, gli hyperscaler, ha aumentato in modo esponenziale la necessità di capacità e l’aumento delle prestazioni dei cavo sottomarini pe ril trasporto dei dati. Ed è esattamente questo un punto di forza di Subphoton, che vanta un’esperienza specifica e forti legami con il mondo industriale.  Giorgio Grasso è socio e riveste un ruolo operativo in qualità di chie technology officer del progetto mentre il team è composto da persone che hanno lavorato in questo campo per tanti anni, conosciute e con possibilità relazionali che li hanno portati sul tavolo dei top hyperscaler mondiali. Operano inoltre in un mercato in cui sono già stati pianificati investimenti massivi nei prossimi anni e dove sono già in essere piani per estendere i nuovi cavi. Il traffico dati infatti sta esplodendo e ci sarà sempre più bisogno di connessioni veloci: la loro tecnologia è superiore a qualsiasi standard commerciale attualmente operativo. I player esistenti sono pochissimi e tutti di grandi dimensioni a fronte delle dimensioni contenute e della flessibilità di Subphoton, che potrebbe quindi diventare veramente un game changer tecnologico.”Subphoton è in grado di sviluppare una tecnologia completamente innovativa che permetterebbe di triplicare perlomeno la capacità a prezzi inferiori degli attuali collegamenti.


Qual è quindi secondo lei il vero punto di forza di Subphoton?

“Il payoff di Subphoton è innovazione con esperienza. Il team, guidato da Giorgio Grasso, è composto da quattro persone che, insieme, hanno più di 100 anni di esperienza in questo campo e conoscono tutti i problemi di questo settore pur mantenendo un forte spirito innovativo. Normalmente la startup nasce da persone che non hanno esperienza e questa è anche una delle cause per cui purtroppo cui possono fallire. Il team di Subphton conosce invece molto bene la realtà industriale pur rimanendo aperto all’innovazione e questo rappresenta un asset anche verso i clienti in termini di credibilità. I cavi, infatti, devono rimanere sott’acqua almeno 15 anni perché ripararli significa prelevarli con una nave fino a 6000 metri nell’atlantico e 8000 nel Pacifico: parliamo di 15 giorni, se il mare calmo e di circa un milione di euro di costi. Per cui va bene l’innovazione ma anche la garanzia di funzionamento e affidabilità è strategica.”

Spesso parlando di queste infrastrutture, emerge con ricorrenza il tema della geopolitica.

“Si, è un tema imprescindibile che sta diventando ancora di maggiore interesse perché nella nuova “guerra fredda” che stiamo attraversando, uno dei problemi di cui si discute è la possibilità di interrompere le trasmissioni Internet tagliando i cavi, per cui c’è un interesse molto importante in questo ambito. Pensiamo ad esempio a TIM che da anni sta discutendo possibili acquisizioni: la società possiede una importante rete sottomarina nel mediterraneo con hub a Palermo e Trapani che viene ritenuta di interesse strategico, motivo per il quale non la si vuole cedere ad aziende straniere.  Internet, del resto, si basa su questo: nel momento in cui si fa una domanda questa fa il giro del mondo e la risposta arriva proprio grazie a questi cavi sottomarini. Subphoton è in grado di sviluppare una tecnologia completamente innovativa che permetterebbe di triplicare perlomeno la capacità a prezzi inferiori degli attuali collegamenti e questo ha attirato l’attenzione di due hyperscaler. Ogni hyperscaler, infatti, ha la sua rete che collega i vari server sparsi per il mondo: e ai problemi geopolitici si sommano anche le esigenze climatiche: la cosa strana infatti è che i server sono collocati nei posti più freddi del pianeta, e parliamo di migliaia di server. Questo perché il problema è il calore e ancora adesso il costo del condizionamento è un problema, motivo per cui sono a nord della Finlandia e a sud dell’Argentina, cioè in tutti i posti più freddi del pianeta, ed in più sono sul mare per essere collegati al resto degli altri server.”