A livello generale, l’Istat ha misurato che il gap sui livelli di istruzione tra Italia e il resto d’Europa ha continuato ad aumentare negli ultimi anni, ad esempio, la quota di persone diplomate in Italia nel 2019 era del 62,9%, un valore decisamente inferiore a quello medio europeo del 79% e a quello di alcuni tra i più grandi paesi dell’Unione. Anche la quota dei 25-64enni con un titolo di studio terziario in Italia è molto bassa, essendo pari al 20,1% contro il 32,8% nella media EU27.Inoltre, ormai da molti anni, una delle priorità dell’Unione Europea nel campo dell’istruzione e della formazione è la riduzione dell’abbandono scolastico, che ha gravi ripercussioni sulla vita dei giovani e sulla società in generale. In Europa, il fenomeno è misurato dalla quota di 18-24enni che, in possesso al massimo di un titolo secondario inferiore, è fuori dal sistema di istruzione e formazione (Early Leavers from Education and Training, ELET).

Questo indicatore è stato uno dei benchmark della Strategia Europa 2020 che ne fissava il valore target europeo al 10%, da ridurre al 9% entro il 2030. In Italia, nel 2020 la quota di giovani che hanno abbandonato gli studi precocemente è pari al 13,1%, per un totale di circa 543 mila giovani, in leggero calo rispetto all’anno precedente. Nonostante l’Italia abbia registrato notevoli progressi sul fronte degli abbandoni scolastici, la quota di ELET resta tra le più alte dell’UE: nell’anno di chiusura della Strategia decennale dell’Unione la percentuale è scesa infatti al 9,9%.

È evidente che alla base di tutto questo vi siano anche gravi lacune sulle politiche attive di sostegno allo studio, che sono del tutto deficitarie in Italia. Non è un caso quindi che tutte le nazioni che dispongono di sistemi di prestito per studenti in Europa appartengano sostanzialmente all’area dei Nordics, della Germania e della Gran Bretagna. Anche se gli schemi educativi nazionali sono difficili da comparare, queste nazioni sono anche tra quelle che supportano maggiormente i propri studenti.

Al contrario, le nazioni dell’Europa meridionale sono tra quelle che agiscono (o meglio: non agiscono) in senso opposto.

Questo si riflette anche nel ruolo sociale degli studenti e nei loro comportamenti: gli studenti vivono in modo indipendente, e sono aiutati ad esserlo essendo responsabilizzati come giovani cittadini che stanno investendo nel loro futuro, e in tutto questo diventa importante la componente di prestito nel supporto che gli viene offerto. Nelle regioni del Sud come l’Italia, al contrario, dove molti più studenti vivono ancora con i genitori, i giovani sono ancora considerati e trattati come figli dipendenti dal sistema famiglia ed è raro che vengano aiutati a coprire i costi diretti ed indiretti dell’educazione.Priorità dell’Unione Europea nel campo dell’istruzione e della formazione è la riduzione dell’abbandono scolastico, che ha gravi ripercussioni sulla vita dei giovani e sulla società in generale.

In questo contesto, nel 2021 in Italia, meno dell’1% degli studenti universitari hanno contratto un debito privato per finanziare i loro studi. Il dato è distante dalla media Europea che si attesta sul 30%. Un tasso così basso di penetrazione dei crediti per gli studenti fa pensare a un sistema educativo ed universitario molto poco costoso con strumenti di welfare ampiamente diffusi. La realtà però è che l’Italia è il quinto paese in Europa ad avere le tasse universitarie più alte in media (2000€). Il costo delle tasse, inoltre, ha visto un trend crescente negli ultimi 10 anni con un incremento sul periodo del 30%. Inoltre, le borse di studio hanno una copertura molto limitata e non omogenea sul territorio nazionale visto che dipendono dal budget regionale.

Parte fondamentale di questo quadro sono gli istituti di credito che, a causa delle crescenti esigenze di allocare risorse per finanza di impatto, hanno una rinnovata motivazione nel costruire prodotti finanziari per il supporto all’educazione. Per questo motivo, Habacus si pone come attore di sistema che, facilitando l’accesso al credito, può significativamente modificare la percezione dei prestiti per studenti in Italia, contribuendo ad un’istruzione più equa, una maggiore indipendenza degli studenti, soprattutto per quelli fuori sede, e ad una maggiore partecipazione all’educazione terziaria.Il business model di HabacusIl progetto è sostenuto da diverse istituzioni che – come LIFTT- lo supportano finanziariamente e fanno parte del capitale sociale.

Habacus è una società che si inserisce ibridamente nel settore fintech-edutech: il modello di business si basa su una certificazione proprietaria che abilita un percorso di certificazione di performance accademica con lo scopo di sostenere gli obbiettivi personali degli studenti che vogliono migliorare la propria capacità piuttosto che re-skilling per un riposizionamento in un contesto di mercato differente.

Habacus si pone al centro di un ecosistema che punta ad aiutare gli studenti nel raggiungimento di obiettivi formativi, quindi indirizzandoli verso scelte di studio consapevoli utilizzando le certificazioni come abilitatore e supportandoli nell’accesso al mondo del lavoro.

A livello di target, l’individuo ideale è lo studente Under 25 che ha un need formativo ancora da sviluppare ma anche persone under 55 che hanno un bisogno formativo diverso che va nella direzione del re-skilling piuttosto che nella riqualificazione nel mondo professionale.

Habacus si rivolge ad enti formativi, finanziari o corporate offrendo percorsi di orientamento e facilitando ai clienti l’accesso a corsi e cataloghi piuttosto che abbattendo le barriere economiche.

In ambito finanziario, lo scopo è promuovere prodotti ed accesso alla formazione o prodotti di ratealizzazione dei costi per l’educazione; in questo caso Habacus agisce da service provider per l’erogazione dei prodotti degli studi finanziari.

Infine vi è il mondo corporate, che attraverso un modello welfare-like propone ai dipendenti servizi quali erogazione di borse di studio ma anche la possibilità di entrare in contatto con studenti durante i loro corsi di studio. A livello corporate una delle partnership di più rilevanza e senz’altro con Poste italiane nonostante ci sono interlocuzioni in corso anche con TIM, Fincantieri e Cattolica Assicurazioni.Il Team

Nel management di Habacus, oltre al founder Paolon Cuniberti, spicca Camilla Budelli , che ricopre il ruolo di COO, direttore operativo con grande passione ed esperienza nel mondo della tecnologia Big Data, che in questo caso può valorizzare un modello societario che promuova l’impatto sociale e che valorizzi le risorse umane secondo un modello di business innovativo. Altro nome di rilievo è quello di Andrea Morresi, che è investitore e socio con il ruolo di Advisor: esperto del settore finanziario, è a supporto del team nello sviluppo del plan.