Specto Photonics, lo spettrometro “deep tech” che rivoluziona la diagnostica


“Questa startup può essere un game-changer in ambito diagnostico, in linea con la nostra mission: vogliamo individuare, far crescere e portare sul mercato le imprese in grado di essere percepite come uno spartiacque, di creare un “prima” e un “dopo”.”LIFTT, insieme al fondo Progress Tech Transfer è entrata nel capitale di Specto Photonics, start up che ha sviluppato una tecnologia proprietaria in grado di rivoluzionare la diagnostica medica.

Un investimento complessivo da 750.000 euro (500.000 euro il contributo di LIFTT) che punta a sostenere la produzione di spettrometri di nuova generazione in grado di misurare in maniera non distruttiva e ad alta risoluzione proprietà fondamentali della materia e di sistemi biologici come cellule e tessuti.

Il progetto è classificabile come “Pure Deep Tech” e si inserisce nell’ambito della meccano-biologia: combina infatti le tradizionali caratteristiche del microsocopio con la spettroscopia Brillouin, una tecnica per misurare in maniera non invasiva – attraverso la luce – le proprietà fondamentali sulla materia come le proprietà meccaniche, ovvero viscosità e rigidità.

Il risultato è l’ottenimento di informazioni utili anche al fine diagnostico senza l’invasività delle tecnologie attualmente utilizzate. La tecnologia, coperta da brevetto, alla base di tali dispositivi è originata anche dall’attività di ricerca svolta presso l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) mentre l’iniezione di liquidità, quindi, permette di costruire un ponte fra la ricerca pubblica ed il mercato.

A raccontarci la genesi di Specto Photonics è Giuseppe Antonacci, che ne è il founder, AD e Direttore Scientifico.

Come nasce il vostro progetto?

“L’idea è nata molto prima di 2 anni fa, quando Specto Photonics ha preso forma. Si può dire che sia stato il risultato di un mio percorso di ricerca nato dal mio dottorato svolto all’Imperial College di Londra dove ho iniziato a lavorare sulla microscopia e spettroscopia e più specificatamente sulla spettroscopia Brillouin, una tecnica non invasiva che permette di misurare otticamente proprietà fondamentali della materia. In particolare, le cosiddette proprietà meccaniche come ad esempio viscosità e rigidità, che essenzialmente caratterizzano le proprietà fisiche di un materiale.

Tutta la mia ricerca è stata fondata su questa tecnica e sebbene sia già nota da tempo, grazie alla scoperta nel 1922 di Leon Brillouin, il mio obiettivo è stato quello di applicare questa tecnica alla microscopia rendendola più veloce e creando un nuovo sistema di imaging per la microscopia.

La si potrebbe definire una sorta di “passaggio di specie”: il microscopio diventa un oggetto diagnostico dinamico.

“La definirei un’evoluzione: quello che ho dimostrato attraverso la mia ricerca di dottorato è che e’ possibile acquisire otticamente immagini delle proprietà meccaniche all’interno di cellule e tessuti. Ciò significa che – a differenza di come si può vedere un campione ad occhio nudo attraverso l’intensità della luce – questa tecnica permette di generare un contrasto unico per visualizzare regioni con proprieta meccaniche fondamentalmente diverse.”Una start up autenticamente “deep tech” che apre inedite frontiere di sviluppo in un settore di ricerca totalmente nuovo qual è quello della meccano-biologia, dove può essere un game-changer in ambito diagnostico.

Come ha perfezionato la sua intuizione?

“Successivamente al mio dottorato ho portato questa ricerca all’Istituto Italiano di Tecnologia, dove ho implementato sistemi ottici per migliorare il contrasto spettrale e applicato la tecnica in diversi ambiti della biologia. In un secondo momento – prosegue – sono andando all’Imec e all’Università di Gent in Belgio dove mi sono specializzato nel campo della tecnologia di fotonica integrata. Proprio questa esperienza mi ha potuto dare le competenze necessarie per sviluppare la tecnologia alla base di Specto Photonics, che ha come obiettivo quello di semplificare l’utilizzo degli spettrometri Brillouin in diversi ambiti. Si è trattato quindi di un percorso che dura da piu di 10 anni, partito come ricerca che oggi si sta trasformando in innovazione“.

Quali settori possono essere interessati dal vostro prodotto?

“Il settore biomedico, come dicevo, è il target principale, considerando che in questo settore la nostra tecnologia può avere un ruolo determinante, perché può dare e creare qualcosa che altre tecnologie esistenti non possono fare. Ad esempio, le tecniche standard per misurare proprietà meccaniche hanno bisogno di toccare il campione, se si immagina una cellula, è ovvio che toccare una struttura così fragile possa danneggiarla. Un altro vantaggio è che, entrando in contatto con il campione, ovviamente non si può creare una mappatura tridimensionale perché si dispone solamente di una superficie, Noi invece grazie alla nostra tecnologia ottica possiamo effettuare mappature in 3 dimensioni senza danneggiare la cellula. Quindi noi vediamo un enorme potenziale in questo settore, sebbene ci sia ancora molto da lavorare e portare la fase di ricerca e sviluppo ad un livello superiore. Oltre a questo genere di applicazione, ovviamente vi possono essere altri utilizzi in ambito industriale che assolutamente non escludiamo.

Prossimi step?

“Sicuramente la realizzazione di un prototipo: utilizzeremo le risorse dell’investimento per portare avanti la ricerca e sviluppo di questa tecnologia che è ancora ad un livello non ottimale dato che un primo prototipo c’è, ma renderlo funzionante richiederà ancora molto lavoro.”

Come è organizzato il vostro team?

“Il nostro team è composto da me e da altri tre ricercatori: un professore di fisica del Politecnico di Milano, un ricercatore all’università di Vienna e un ricercatore basato a Lione. Vi è poi una figura che si occupa degli aspetti coordinativi ed amministrativi. Siamo un team snello, ma estremamente competente e fortemente orientato a finalizzare il risultato delle nostre intuizioni.”