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Giuseppe Faranda CordellaLe tecnologie di comunicazione e l’avvento della quinta generazione mobile trasformeranno le auto in vere e proprie “piattaforme”. Ma andrà garantita la cybersecurity e anche sulla privacy dei dati il dibattito è aperto.In un mondo in cui tutto ciò che facciamo e pensiamo viene comunicato e condiviso in tempo reale, e dove la condivisione delle esperienze sembra diventata la priorità più importante, non ci stupirà sapere che anche le vetture si stanno organizzando per diventare “social”. Ovviamente a modo loro e per degli scopi ben mirati.

Scenari in cui veicoli si scambiano informazioni con altri veicoli, o interagiscono con le infrastrutture intelligenti e magari inviano messaggi ai pedoni ed ai mezzi pubblici, stanno diventando sempre più comuni. Succede che la vettura diventa sì sempre più autonoma dal punto di vista della guida, ma diventa sempre più cooperativa e social dal punto di vista delle informazioni che raccoglie e condivide durante la sua marcia.

Alla base di questa evoluzione “sociale” c’è l’esigenza di sviluppare dei modelli di comunicazione tra tutti gli attori dei sistemi di mobilità, per rendere il mondo del trasporto di persone e merci più efficiente e sicuro. La sicurezza della marcia dipenderà sempre più dalla qualità delle informazioni di contesto (traffico, meteo, velocità delle vetture circostanti…) e dalla velocità e sicurezza con cui queste informazioni saranno scambiate.

Ma andiamo per gradi e partiamo dalle origini della connettività “in-vehicle”, che rappresenta uno dei quattro major trend del mercato dell’auto: Connettività, Autonomia, Sharing ed Elettrificazione. La connessione ad Internet inizia con scopi prevalentemente commerciali (aggiungere servizi al guidatore), evolve con la normativa che ha reso obbligatoria la chiamata d’emergenza ed arriva allo sviluppo del cosiddetto V2X (Vehicle to Everything)

Sotto il cappello del V2X troviamo tutte le possibili declinazioni della connettività veicolare, compresi, ad esempio, il V2V (vehicle to vehicle) ed il V2I (Vehicle to Infrastructure).

Nelle moderne vetture, parallelamente all’evoluzione delle architetture di bordo, si procede velocemente all’integrazione delle tecnologie di collegamento verso l’esterno del veicolo. Questo avviene, analogamente ad altri settori industriali, attraverso l’introduzione di reti wireless a lungo e corto raggio. È appunto appoggiandosi a queste tecnologie che si sviluppa il V2X e tutte le sue applicazioni. Considerando che le comunicazioni V2X richiedono una bassissima latenza dei messaggi ed un’alta affidabilità, da un punto di vista tecnologico, oggi si fa riferimento principalmente a due protocolli di comunicazioni: il 5G e l’802.11P. Il primo, ben noto, è l’evoluzione del sistema di comunicazioni mobili, che partendo da quanto disponibile sulle reti 3G e 4G, punta diventare un riferimento del mondo automotive anche grazie all’introduzione di caratteristiche di “quality of service” che aiutano a sviluppare applicazioni fortemente dipendenti dal tempo di latenza dei messaggi. Il secondo, altrettanto ben noto, fa rifermento alla famiglia dei protocolli IEEE 802.11 che annovera tra essi il WiFi. Il protocollo 802.11P rappresenta la specializzazione al “vehicular environment” della nota tecnologia a corto raggio, e quindi introduce il supporto ai cosiddetti Intelligent Transport Systems (ITS).

La discussione su quale tecnologia dominerà il mondo delle comunicazioni V2X, con estimatori e lobbisti che operano su entrambi i fronti, è ancora aperta. La ricchezza dei dati in vettura e la possibilità di condividerli, sia in tempo reale che offline, rappresentano la possibilità di incrementare notevolmente la sicurezza e l’efficienza dei trasporti, ma anche la possibilità di sviluppare il business dei servizi alla mobilità che, per molti, è la nuova frontiera dei ricavi di tutti player della filiera automobilistica e non solo.

Per fare qualche esempio dei benefici legati al mondo della sicurezza dei trasporti ed a quello dei servizi a valore aggiunto proviamo a pensare alla nostra tradizionale esperienza di guida e come potrebbe essere migliorata dall’uso dei dati scambiati tra vetture. Ad esempio, sarebbe molto utile avere in tempo reale l’informazione di inizio frenata da parte del veicolo che ci precede per poter ridurre il nostro tempo di reazione; sarebbe anche decisamente interessante essere costantemente monitorati per anticipare eventuali guasti legati al degrado di uno o più componenti. Questi ed altri innumerevoli casi applicativi saranno abilitati dall’introduzione in vettura del V2X.

Ma ogni medagli ha il suo rovescio, ed il rovescio in questo caso è legato alla sicurezza dei dati ed alla privacy degli stessi. L’evoluzione del V2X richiede un enorme sforzo da parte del legislatore e degli attori della filiera del trasporto per garantire la confidenzialità delle informazioni, il diritto di scelta e l’autenticità ed integrità dei dati scambiati Immaginate cosa potrebbe succedere, in uno scenario di guida molto dipendente dai dati, se qualcuno fosse in grado di inviare informazioni di traffico “fake” sconvolgendo la viabilità ed aumentando i rischi per i guidatori ed i passeggeri.

Ed ecco che ritorna il parallelismo tra la vita social degli esseri umani e quella delle Social Car. Comunicare è importante, apre moltissime opportunità ed allarga le prospettive delle persone. Disporre di vetture “socialmente attive” aumenterà ulteriormente l’orizzonte di queste prospettive, ma il tema della “fake news” è in agguato anche qui, e forse con conseguenza ancora più impattanti di quelle che si percepiscono nei social tradizionali.

A protezione dello sviluppo sociale delle vetture interviene la cybersecurity, ovvero quell’insieme di contromisure tecnologiche che permettono di garantire l’autenticità, l’integrità e la riservatezza delle informazioni. Sul tema della sicurezza e su quello della scelta sulle tecnologie di comunicazione, si sta sviluppa il dibattito circa il V2X, un’evoluzione che rivoluzionerà il mondo del trasporto e cambierà di molto la percezione del mondo della mobilità.